Stanotte
la luna
imbianca i reparti
e il silenzio
disegna sui vetri
desideri sopiti
contorni sfumati di sogni.
Un urlo improvviso
lungo
agghiacciante
lacera l’aria
e la luna sussulta:
[Rousseau – Una sera di carnevale] ride felice,
sdentata
come vecchia megera:
un tempo urlavano i lunatici.
L’eco dell’urlo
si perde negli spazi celesti
e le stelle hanno tanta paura:
ma la luna beffarda
senza denti
sghignazza:
i lunatici una volta
erano i folli vaganti
sui sentieri del mondo
sulle strade dei mari e dei fiumi.
Ora gli urli
son dieci, son cento,
è un coro di grida,
di pianti, di strilli:
e la luna
ride,
sghignazza
beffarda
e cancella
cattiva
dai vetri
desideri inespressi,
sogni, soltanto sognati.